Premessa: una tenera scena familiare che ha come protagonisti Raven e Hikai.
Sono seduto alla mia scrivania, scrivendo un breve riassunto su un testo latino, una lingua antichissima.
Rena resterà in viaggio almeno un'altra settimana presso la popolazione elfica, inviata come ''diplomatica'': alcuni elfi stanno cominciando a fomentare piccole rivolte sparse per i motivi più disparati contro gli umani, e Rena è senza dubbio la più indicata per parlare con loro. Io purtroppo non sono potuto andare con lei: chi avrebbe badato a Hikai? Non poteva certo venire con noi, deve andare a scuola. Inoltre le sue sorelle maggiori Tina e Mina sono in gita scolastica, quindi sarebbe stata proprio sola. E non potevo certo permetterlo.
Io e Rena siamo sposati esattamente da 20 anni, e abbiamo avuto due bambine gemelle, ovvero Tina e Mina. Tempo dopo la loro nascita però, ci fu un nuovo arrivo a casa nostra: Hikai, che all'epoca aveva già 6 anni. Era stata fino ad allora serva di un ricco proprietario terriero di Peita, ma quest'ultima venne invasa dai demoni e gran parte della popolazione fu massacrata. Alcuni tuttavia riuscirono a mettersi in salvo, grazie all'intervento delle forze militari: fra questi individui fortunati c'era Hikai, unica sopravvissuta in casa del padrone. Poiché l'alternativa sarebbe stata, con tutta probabilità, quella di finire nel mercato nero degli schiavi (che a causa dei disordini in città era difficile da controllare), io e Rena prendemmo la decisione: avremmo adottato Hikai, e così fu. Si è ambientata piuttosto facilmente, nonostante il suo carattere estremamente timido. Del resto, Hikai è una Tilm.
NOTA 1: i Tilm non costituiscono proprio una razza a parte. Studi scentifici sono giunti alla conclusione (evidentemente errata) che sia una sorta di ''sindrome'': i Tilm sono eccessivamente timidi, di corporatura minuta, pelle piuttosto chiara ma resistente alle ustioni, non superano 3,1 selpa di altezza (circa 1.55 metri), e sono caratterizzati da ossa molto fragili; tendono ad avere i capelli di colore rosso, rosa o bianco (nel nostro caso rosa); arrossiscono con estrema facilità. Come i Samurai, vivono più a lungo degli esseri umani; inoltre sono molto inclini alla magia. Ciò dimostra che non può trattarsi di una sindrome.
La guerra, dopo diversi anni, è andata migliorando e Benentio (comandate supremo delle forze militari di Elios) mi ha concesso già da qualche mese una lunga pausa dal campo di guerra, ed è per questo che ora posso permettermi di restare qui, nella mia piccola città. E così eccomi qua.
Si sente un bussare leggero alla porta della mia stanza, mi volto e vedo Hikai affacciarsi timidamente. Non posso fare a meno di sorriderle: da quando sono sposato, sono diventato sempre più dolce, e la cosa è divenuta ancora più evidente quando hanno fatto la loro comparsa Tina, Mina e Hikai. Le chiamo spesso "le mie principessine". Q-Questo quando erano piccole, beninteso, ora frequentano il liceo.
-Entra pure, Hikai, non sto facendo nulla di importante.- Le dico voltandomi di nuovo verso la scrivania per concludere il lavoro. La sento avvicinarsi e sedersi sul letto. -Hai fame? Fra poco scendo a preparare la cena, c'è qualcosa in particolare che vorresti?- Le chiedo, continuando a scrivere i miei appunti. -E-Ecco... non si tratta di questo...- dice con la sua vocina sottile e delicata.
-Problemi con i compiti?- chiedo.
-Papi... senti...- è adorabile quando mi chiama "papi". Mi spunta automaticamente un piccolo sorriso sulle labbra.
-Dimmi tutto, ti ascolto,- Dico dolcemente. Hikai resta in silenzio per un po'. Io completo i miei appunti, e chiudo il quaderno scrivendoci frettolosamente sopra il mio nome: "Raven".
-Sono fidanzata.- dice tutto d'un fiato. La pressione delle mie dita spezza la matita che sto impugnando. Mi giro molto lentamente, e inizio a fissare mia figlia: è seduta sul letto, rossissima in volto, con un dito sta attorcigliando un ciuffetto dei suoi corti capelli rosa. Mia figlia. No, non può essere vero. -Non sono sicuro di aver capito bene.- dico con un sorriso quasi isterico stampato in faccia che sembra avere tutta l'intenzione di farmi venire un crampo alla guancia. Hikai non mi guarda, ora ha il fiatone e il suo movimento delle dita sta diventando frenetico. -Ho d-detto... c-che s-sono fidanzata...- Pronuncia queste parole con un filo di voce. Mi alzo di scatto dalla sedia e mi metto al fianco della mia principessina. Deglutisco e prendo un bel respiro: ritrovo la calma.
-Da quanto tempo sei fidanzata?-
-Quasi... quasi un anno...- dice. Un anno? Un anno?! Un anno?!? Faccio un altro bel respiro: in ogni caso non riuscirei mai ad arrabbiarmi con lei.
-Dimmi un po'- le dico con tono calmo -chi è il tuo ragazzo?-
-Si tratta di Kid- risponde -è un ragazzo fantastico- continua sorridendo e arrossendo -è gentile, simpatico, intelligente, dolce... mi vuole tanto bene...-
Kid. Kid, sì, il samurai. Effettivamente è una brava persona, è amico di mia figlia da un po'. Ma non avevo la benché minima idea che fossero arrivati a fidanzarsi... e lo sono da un anno... Perché l'ho saputo solo adesso? Qualsiasi problema abbiano mai avuto, le mie figlie si sono sempre confidate tanto con Rena quanto con me. Ma perché sto scoprendo questo dopo così tanto tempo? Deciso a parlarle nel modo più severo possibile, la fisso dritta negli occhi. Tutte le parole che avevo intenzione di dirle mi muoiono in bocca: Hikai ha cominciato a piangere. So bene che non riuscirò a mantenere ancora a lungo uno sguardo severo.
-M-Mi spiace... d-di non avervelo detto...- dice in un fiume di lacrime. -È che... avevo paura che vi sareste arrabbiati...- A quel punto le metto il braccio Nasod attorno alle spalle. Fin da piccola, Hikai è sempre stata attratta dal mio braccio meccanico: diceva sempre che quando la stringevo a me col braccio Nasod le davo un senso di tranquillità e di conforto. Ciò mi stupì non poco: quello che era stato per quasi tutta la mia vita una vera e propria arma da distruzione, era diventato una fonte di conforto; non per una persona qualsiasi, per mia figlia. Come allora, anche adesso si tranquillizza, e i singhiozzi smettono di farsi sentire. -Non avremmo avuto motivo di arrabbiarci, Hikai- le dico con tono pacato -né io né tua madre. Perché mai avremmo dovuto?- La fisso di nuovo, stavolta sorridendo.
-E-Ecco...- inizia, con una vocina molto sottile -Lui è più grande di me... non lo conoscete bene tu e mamma...-
-Oh andiamo!- esclamo interrompendola -Pensi che ci arrabbieremmo per così poco? Lo hai invitato più di una volta qui, ormai lo conosciamo bene. E poi... deve innanzitutto piacere a te, dico bene?- A questo punto Hikai volge finalmente il suo sguardo verso di me: noto con piacere che ha smesso di piangere, però sembra ancora agitata. -Quindi... non sei arrabbiato?- domanda speranzosa. -Ovviamente no- rispondo -ma se dovesse succedere qualcosa fra te e lui, qualsiasi cosa possa tormentarti, sappi che a me devi sempre dire tutto, intesi?- In effetti, c'è qualcosa che non mi convince nel suo sguardo. -Qualsiasi?- mi chiede, e qualcosa sembra scattare nei suoi occhi. Lo dicevo io che c'era dell'altro.
-Qualsiasi cosa- rispondo.
-P-Proprio tutto?- insiste.
-Esatto, devi sempre dirmi tutto. Sono tuo padre, ed è mio dovere aiutarti ad affrontare i tuoi problemi.- affermo nel modo più solenne possibile; è evidente che vorrebbe dirmi altro, però sembra ancora insicura. Deglutisce quasi a fatica, spostando di nuovo lo sguardo.
-L'altro... l'altro giorno, Kid...- e si ferma. Questo inizia a preoccuparmi.
-Che è successo l'altro giorno?- dico nel modo più calmo esortandola a continuare.
-...ecco, Kid... Kid mi ha...- e un'altra pausa. Ora sono molto preoccupato. Stringo con forza il pugno del braccio umano.
-Ti ha trattata male?- la tensione nella mia voce è percepibile.
-N-No! Non lo farebbe mai...- e fa un'ennesima pausa. Posso quasi sentire i miei nervi tendersi.
-Allora cos'è successo?- insisto, avvicinando la mia faccia alla sua, nonostante lei eviti nuovamente il mio sguardo.
-Mi ha chiesto di andare a letto con lui- dice tutto d'un fiato. È uno scherzo. Deve essere uno scherzo. Fino a qualche minuto fa, Hikai era la mia principessina: nessuno poteva toccarla. Nel giro di questi minuti, non solo ho scoperto che è fidanzata, ma anche che il suo ragazzo le ha chiesto di andare a letto con lui. I miei nervi potrebbero esplodere da un momento all'altro. Potrebbe anche essere una cosa naturale, una cosa che qualunque genitore prima o poi deve accettare, ma non all'improvviso, non in una sola volta, non nel giro di pochi minuti. Sposto il mio sguardo verso la finestra che mi sta di fronte, e vedo sia me sia Hikai: un po' alla volta sto invecchiando. Non sono più il Raven giovane che combatteva al fianco di Elsword, Chung, Eve e Rena, affrontando mille pericoli fra Nasod, Benders, Guerrierosauri, Vargo... i tempi della Banda dei Corvi non sono altro che un brutto ricordo. Non sono più il Raven adulto appena sposato, padre di tre piccole bambine alle prese con la scuola elementare. Sono un Raven che sta invecchiando, padre di tre figlie che stanno crescendo. Prima d'ora non ho mai fatto riflessioni simili, adesso mi stanno scorrendo tutte davanti agli occhi, come una lunga serie di immagini. D'un tratto, ho nostalgia di quando accompagnavo Hikai a scuola, al parcogiochi, per strada a passeggiare, di quando la portavo con me sulle spalle, le insegnavo a nuotare... però sono anche felice. Cresce in salute, è una ragazza responsabile, studia, i suoi amici sono brave persone... ed è anche innamorata. Fissandola nel riflesso della finestra, ora mi sembra di rivederla piccola, quasi minuscola, sotto il mio braccio Nasod, dove si nascondeva sempre durante i temporali, atterrita dai lampi e dai tuoni; ora è ancora insicura, dolce e affettuosa come quando io e Rena la portammo qui con noi, ma è comunque cresciuta. È una Tilm è vero, ma è comunque più alta, ha un corpo più maturo, di quella bambina è rimasto solo lo sguardo: sta lentamente diventando donna. E quello che mi sta dicendo ne è la prova: è alle prime armi, confusa, disorientata, ma nonostante tutto vuole cambiare, andare avanti, non vuole evitarlo.
La stringo più forte a me, e restiamo così per qualche minuto.
-La cosa ti spaventa?- le chiedo con tono calmo d'un tratto.
-E-Eh? Ah... b-beh... sì... un po'...- risponde, sorpresa dalla mia domanda.
-Tu vuoi davvero bene a Kid?- chiedo ancora.
-Certamente!- risponde senza esitare. Sorrido.
-Allora di cosa hai paura?- continuo. Lei resta in silenzio per un po'.
-Non saprei... è una cosa di cui non so nulla...- dice, ma sento più sicurezza nel suo tono di voce.
-Vedi, Hikai... queste cose devi scoprirle tu. Se hai un dubbio o un'incertezza puoi sempre chiedermi tutto, sia ben chiaro, ma il "grosso" dell'argomento devi scoprirlo tu assieme a Kid: è il tuo fidanzato, e di questo genere di problema dovete parlarne tu e lui. Capisci?-
Hikai mi ascolta in silenzio, fissandomi direttamente negli occhi: ora c'è sicurezza anche nel suo sguardo. Sta davvero diventando matura. Mi abbraccia di scatto -Grazie, papi- dice. Rispondo all'abbraccio e restiamo così per lunghi istanti, dopodichè si allontana, dirigendosi verso la porta. -Papi...- dice prima di chiudere la porta -...ti voglio tanto bene.- Mi sorride. La porta si chiude, e dopo qualche istante sento una lacrima scendermi lungo la guancia.